Intervista a Luca Bozzato
Primo e unico LinkedIn consultant italiano certificato
Ciao Luca, grazie per aver accettato la nostra proposta di intervista! Ti puoi presentare brevemente a chi non ti conosce ancora e raccontarci del tuo percorso professionale?
Grazie a te! Sono l’Amministratore Unico della prima azienda italiana specializzata in consulenza LinkedIn per aziende, In Consulting srl. Ciò significa che il mio lavoro è garantire la crescita dell’azienda, stringere relazioni con partner che possano aggiungere valore, sviluppare la notorietà e l’authority di brand, garantire che i clienti siano soddisfatti e che diventino ambasciatori spontanei di ciò che facciamo.
Poiché operiamo in un mercato composto sia da PMI che da aziende multinazionali, con esigenze differenti, abbiamo deciso di creare due business unit con due brand distinti per meglio veicolare la nostra proposta.
Business in Progress è il brand che segue le PMI, che hanno esigenza di posizionare il loro brand su LinkedIn per attrarre contatti profilati e sviluppare relazioni commerciali qualificate.
Talent in Acquisition è il brand che segue su LinkedIn le aziende di grandi dimensioni, che hanno esigenze più complesse: dal posizionamento del brand alla lead generation, al coinvolgimento di tutti i collaboratori fino all’acquisizione dei migliori talenti disponibili sul mercato. Su questi elementi, facciamo consulenza strategica e comunicazione focalizzata (sia organica che tramite LinkedIn Ads).
Tra i nostri punti di forza vi sono certamente la capacità di dialogare a livello executive e di coinvolgere manager e collaboratori di una multinazionale per farli operare efficacemente su LinkedIn. Non a caso, siamo in grado di raddoppiare le performance di una Company Page, facendo leva sul brand dei dipendenti, che da solo pesa il 90% della leva organica per un’azienda su LinkedIn.
Perché LinkedIn? Come è nata questa passione?
Nel 2011 cercavo un lavoro. Ho deciso di googlare il mio nome perché avevo letto che i recruiter ormai usavano i social per scremare i candidati.
Luca Bozzato era un giocatore di basket professionista alto 2.10 m che mi rubava tutta la prima pagina di Google. Il mio primo risultato era Facebook a pag. 25.
Mi sono detto: “ci sarà un contenitore di informazioni professionali che mi aiuta a scalare le classifiche di Google?” Trovai LinkedIn e me ne innamorai subito. Era il 2012.
Conobbi un mentor americano che mi insegnò il marketing a risposta diretta su LinkedIn e mi presentò un collega canadese a cui sono ancora oggi molto legato. Insieme a lui creammo un mastermind group con un italiano, un inglese, un canadese e un’americana che sembra una barzelletta ma sono tra le persone del panorama di Linkedin che ritengo più serie e con cui mi frequento e scambio idee.
Nel frattempo avevo trovato lavoro tramite il Master presso un’agenzia di outplacement e insegnavo ai manager che se volevano rientrare nel mondo del lavoro dovevano aprirsi LinkedIn.
Mi notò un’azienda inglese, fondata da un belga e un australiano, che collaborava ufficialmente con LinkedIn e poteva certificare altri consulenti. Chiesi 4k sterline in prestito, presi un volo e andai in Irlanda a formarmi e certificarmi, con altri colleghi senior provenienti da tutta Europa.
Nel 2014 lavorai allo stand Rock Your Profile del Talent Connect London – ora lo stand lo gestisce LinkedIn stesso – aiutando 500 HR Director a sistemare i profili in 2 giorni di lavoro, e lì conobbi il team LinkedIn Italia.
Nel 2016 LinkedIn London ci certificò per fare formazione su LinkedIn Sales Navigator.
Insomma ho girato un po’ l’Europa per diventare il migliore sul campo. Nel frattempo lavoravo con clienti privati, poi PMI, poi multinazionali. Adesso il business è cambiato radicalmente, si è espanso e ho aperto un’azienda.
Cosa mi piace di LinkedIn? È un underdog, come me. È quel social che nessuno si bada veramente ma che nasconde una potenza che può sfruttare solo chi va oltre la prima impressione.
Secondo te, quanti davvero usano Linkedin nel modo giusto?
C’è un modo giusto per usare LinkedIn? Io credo molto nell’evoluzione della piattaforma in base all’uso degli utenti. LinkedIn oggi non è LinkedIn del 2012, che non è LinkedIn del 2003.
Il suo fondatore ha però detto che esiste UN modo giusto di usare LinkedIn. Essendo lui un filosofo (ha un dottorato in filosofia medievale a Ofxord) si riferiva probabilmente al principio di LinkedIn.
Principio e obiettivo sono opposti, stanno l’uno all’inizio e l’altro alla fine. Il principio contiene in sè l’ordine naturale di sviluppo delle cose. L’obiettivo come lo concepiamo noi oggi è invece il traguardo che piega in modo artificiale il percorso.
Qual è il principio di LinkedIn: la reciprocità della relazione. Il pensiero al secondo grado del network. L’alleanza azienda – dipendente.
Questi sono princìpi fondamentali di LinkedIn che vanno osservati per garantire un’esperienza positiva e di successo – anche in termini economici.
Tutto il resto sono belle variazioni sul tema che danno ricchezza e colore a una delle piattaforme più belle su cui stare oggi a mio avviso.
Osserva questi princìpi e i risultati arriveranno.
A chi consiglieresti di utilizzare Linkedin per promuovere la propria attività?
A chi lavora nel B2B di sicuro. Tutte le aziende che vendono altre aziende possono sfruttare il motore di ricerca di LinkedIn che si basa sulle informazioni professionali che le persone inseriscono nei loro profili, come titolo lavorativo, funzione, azienda.
È molto facile entrare in contatto con i decisori B2B. Questo ne farebbe il luogo perfetto per i consulenti che, ahimé, preferiscono baloccarsi su Instagram. Il Social Selling Index medio del settore consulenza a livello globale, infatti è di 23 / 100. Una vergogna che costituisce anche un’opportunità – infatti c’è un famoso LinkedIn Coach americano che ha deciso di concentrare il suo business solo sui professionisti del settore consulenza.
Oggi LinkedIn ha molto allargato le sue maglie di comunicazione e formati tipo reel, tiktok e foto da instagram sono molto apprezzati. Su LinkedIn puoi trovare umorismo, grappa, fotografia, arte, moda, doppiaggio, comici e attori, giornalisti … c’è una nicchia per ogni attività che abbia un contenuto professionale da raccontare.
Riesci a pensare a una attività professionale che non abbia un contenuto professionale da raccontare, a parte Difesa e Aerospazio?
L’importante, soprattutto per le attività B2C, è capire che su LinkedIn il prodotto non funziona. Funziona la storia dietro al prodotto, il dietro le quinte, i successi e i fallimenti di chi ci lavora da dietro, i dati e i trend di settore, l’esempio di persone influenti per la tua attività, la gratitudine per quanti ti hanno aiutato nel percorso.
Non voglio dire che LinkedIn è per tutti, che è un po’ come dire che LinkedIn non è di nessuno. Voglio dire che molte storie possono essere raccontare su LinkedIn, se ci spremiamo un attimo le meningi per adattarle al contesto.
Puoi spiegarci in parole semplici cos’è il Social Selling Index e come può essere utile a un iscritto a Linkedin?
È un indice numerico da 0 a 100 che ti dice quanto sei individualmente brav* su LinkedIn. Valuta l’efficacia del tuo profilo, la tua proattività nella rete con post e commenti, la qualità del tuo network e la tua perizia nella ricerca.
È utile come benchmark di partenza e più è alto più i tuoi contenuti hanno visibilità. Ma dopo che hai raggiunto lo score di 60/70 perde ogni valore euristico: a quegli score sei già un utente LinkedIn mediamente bravo, meglio investire il tempo a consolidare le tue attività. Ci sono altri strumenti diagnostici più importanti.
Momento advisor: 3 strumenti legati a LinkedIn che contribuiscono a generare risultati degni di nota e che usi abitualmente, tanto da consigliarli ai nostri lettori?
Ti sorprenderà, ma sono basilari.
I commenti sono lo strumento di LinkedIn più potente oggi in circolazione. Largamente sotto utilizzati. Aumentano il boost dei tuoi contenuti, assicurano che tu compaia nel feed delle persone giuste e aumentano la tua visibilità e authority. Un giusto commento può essere seguito da un messaggio privato per prendere organicamente un appuntamento.
Uso moltissimo i messaggi privati, perché è IL modo di solidificare relazione e fare appuntamenti. Uso molto i messaggi vocali e le risposte video per aggiungere personalizzazione, calore e aumentare i tassi di risposta e di apertura.
Shield (shieldapp.ai) è uno strumento che uso spesso per monitorare i miei dati LinkedIn e capire quali contenuti funzionano e quali no, e come aumenta o diminuisce nel tempo l’efficacia di ciò che pubblico.
Com’è nato il format Linkedin Mindset su Spotify? Quali contenuti può ascoltare un utente?
LinkedIn Mindset è un formato nato da 10 anni di esperienza sul campo e un’idea semplice: le aziende falliscono nell’avere risultati su LinkedIn perché si concentrano sugli strumenti e non sul mindset.
Vedi, se uso un cacciavite per piantare dei chiodi potrei anche riuscirci, ma forse non è lo strumento migliore. Su LinkedIn Mindset voglio intanto “cambiare la testa” delle aziende, dando a chi lavora tutti i giorni sui social gli strumenti per andare dai manager per dire “ma perché stiamo facendo così invece che così?” Ai manager e agli imprenditori voglio dare invece gli orizzonti mentali per vedere LinkedIn come un business partner anziché come piattaforma per riciclare i contenuti e bacchettare i dipendenti “troppo attivi”.
Nelle prime 10 puntate parlo di come configurare il rapporto azienda – dipendente su LinkedIn a vantaggio della comunicazione aziendale, intervistando Lidl Italia, Edison e Rovagnati sui loro progetti in tal senso.
Nelle 10 puntate successive parlo invece di come si struttura una comunicazione aziendale su LinkedIn e come si prepara un piano di contenuti per la pagina che esca almeno una volta al giorno.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Cambiare vita, chissà.
Vorrei creare un’academy di professionisti LinkedIn certificati, perché oggi la competenza LinkedIn in Italia è diffusa ma dispersiva. E riproporre in formato micro learning 10 anni di teoria, pratica e casi sul campo.
E poi “pensionarmi” da LinkedIn quando l’azienda avrà raggiunto un certo obiettivo di fatturato. Prendermi un sabbatico ed esplorare nuovi orizzonti, magari fare il manager a tempo. O ricominciare a studiare. Girare il mondo. Sono uno a cui piace evolversi sempre e non sapere cosa gli aspetta in futuro.
Co-founder e SEO strategist di Ca2, si occupa principalmente di sviluppare strategie di marketing finalizzate allo sviluppo della visibilità online e offline. Dopo la laurea in Organizzazione e Marketing per la Comunicazione d’Impresa e una passione per i social media, ha approfondito gli argomenti SEO e indicizzazione organica, riuscendo a trasformare i suoi interessi in lavoro.
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